Il tedesco nella filosofia, quali legami?

Delle riflessioni sul Convegno: L’importanza della Lingua Tedesca nel linguaggio filosofico
Esiste davvero un legame particolare fra le strutture della lingua tedesca (che qualcuno ritiene addirittura matematiche, con formule e regole precise) e i fondamenti della filosofia, al punto da rendere la lingua di Goethe più idonea di altre ad affrontare e sviluppare teorie e problemi che da sempre attengono al campo filosofico? Questo sarà, in pratica, il fulcro del convegno che, col patrocinio dell’Assessorato provinciale alla cultura, della Scuola di Lingue Oxford Teaching e dell’Associazione Internet degli Emigrati Italiani, si svolgerà sabato 25 novembre in Piazza castello a Crotone. A relazionare sull’interessante argomento saranno il Presidente di emigrati.it onlus, Francesco Saverio Alessio; Claudio Pirillo, del Circolo “Amici del Tedesco” (di cui ricordiamo il bel convegno dello scorso 27 ottobre presso il Liceo Classico “Pitagora”, su “Il tedesco: strumento di sviluppo”, al quale parteciparono alcuni rappresentanti dell’Ambasciata Tedesca a Roma e docenti del Goethe-Institut Italien); e il chiarissimo prof. Michele Borrelli, ordinario di Pedagogia Generale presso l’Università della Calabria di Cosenza. L’argomento del Convegno è certamente interessante e, fermo restando il parere di ognuno, non si può negare che il pensiero filosofico tedesco sia stato effettivamente determinante nella storia della filosofia. Secondo alcuni, dunque, la Germania ha dato alla filosofia le menti più acute (soprattutto nel periodo tra il 1750 ed il 1900, ad iniziare da Kant) perché la lingua tedesca avrebbe una struttura più adatta all’argomentazione filosofica, e quindi naturalmente portata a coniare utili neologismi, tramite la fusione in una nuova parola di termini già noti, spesso indispensabili alla sintesi concettuale. La filosofia tedesca, inoltre, sarebbe più astratta e metafisica, mentre quella inglese, ad esempio, sarebbe più analitica e pragmatica: da qui la migliore flessibilità del tedesco e quindi la sua ottimizzazione ad esprimere in maniera più chiara gli argomenti filosofici, altrimenti oscuri e non facilmente interpretabili. Secondo altri, invece, pur ammettendo la vastissima produzione filosofica dei pensatori tedeschi, studiati e tradotti in tutto il mondo, ciò non dipenderebbe da problemi di lingua ma da ragioni diverse. Ci sono lingue, infatti, come quell’inglese, che hanno decina di migliaia di vocaboli in più del tedesco, ed altre con una grammatica assai più complessa, come gli idiomi slavi; ragion per cui anche fra questi popoli avrebbero dovuto fiorire eccellenti menti filosofiche, il che non è avvenuto. Le ragioni del proliferare, nel periodo anzidetto, di pensatori e filosofi tedeschi, si dovette quindi più a motivazioni politiche (assolutismo degli stati e mancanza di libera espressione) che ad una migliore strutturazione ed adattabilità della lingua. La mancanza di libertà del pensiero, infatti, comportava per gli studiosi o darsi anima e corpo allo studio della letteratura e della filosofia (nulla esternando, quasi vivessero in un altro mondo) oppure “darsi alla macchia”, ovvero emigrare, come fece lo stesso Karl Marx. Solo dopo la fine della Grande Guerra, si cominciò a respirare un minimo di libertà, ben presto soffocata dall’avvento del nazismo che poneva di nuovo l’antico problema dell’adattamento al regime o dell’emigrazione, per vedere pubblicati i propri lavori: cosa che fecero in molti perché, essere un intellettuale tedesco, allora, aveva un certo peso. Claudio Pirillo, appassionato studioso della cultura tedesca, dei miti e delle religioni antiche, sosterrà la tesi delle comuni origini della cultura italo tedesca, risalendo al mondo greco-latino ed indoeuropeo e disquisendo della “Luce come drammatizzazione del divino...” La storia, ci ha quindi anticipato lo studioso, “[...] non è solo maestra di vita. Essa, quale concretizzazione della ricerca umana, nel percorrere le sabbie del tempo crea separazioni, distanze, perdita di memorie. Cosicché, spesso, fratelli e sorelle diventano acerrimi nemici come solo fra consanguinei accade. E’ accaduto così tra Germani e Italici (ormai storicizzati): soltanto un recupero corretto della memoria atavica riaffratella i due grandi popoli senza i quali non esisterebbe l’Europa”. Francesco Saverio Alessio presidente di emigrati.it onlus, si soffermerà sull’importanza della lingua tedesca nelle relazioni economiche, culturali e commerciali ( viste le migliaia di lavoratori italiani emigrati) e presenterà brevemente la Collana di Studi Internazionali di scienze Filosofiche e Pedagogiche Topologik
Adriano V. Pirillo “la ProvinciaKR”, venerdì 24 novembre 2006

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